Skip to main content

Vittorio Savoia, ha intervistato personalmente Palmiro Noschese, uno tra i più importanti manager europei del mondo dell’hospitality, nonché Cavaliere e Commendatore della Repubblica, Maestro del Lavoro e Membro del Consiglio Direttivo Aica (Associazione Italiana Confindustria Alberghi).

Palmiro, per prima cosa, azzardiamo una risposta alla domanda “General manager si nasce?”

Non esiste una risposta universale e univoca per questa domanda. “ Si nasce”, nel senso che l’ambizione, la curiosità, il desiderio e la capacità di emergere e di influenzare un team, così come l’ attitudine alla relazione sociale, sono doti innate che rappresentano una buona base di partenza e di sviluppo della managerialità.

Alla domanda “se vediamo nel GM la leadership” la risposta è SI: chi ha la leadership nel DNA, può dirsi manager nato, molto prima di arrivare alla Direzione Generale. La leadership, d’altronde, è la cartina di tornasole delle competenze. Diventare leader comporta affrontare un percorso in ascesa, lungo tortuoso e colmo di sacrifici: dietro ogni risultato si nasconde un cammino di piccoli passi alimentati da una passione coltivata giornalmente.

Dietro ogni traguardo, c’è una storia iniziata anni prima.

Lei ha utilizzato il periodo di lockdown per scrivere un libro. Ma come pensa sia andata (e stia andando) per la maggioranza degli operatori del suo settore?

Personalmente sono abituato a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno: le crisi generano sfide, senza le quali anche il lavoro più appagante si trasforma in routine diventando una lenta e inesorabile agonia. “L’unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla”, diceva Albert Einstein.

Una citazione che deve far riflettere. È vero, il settore del turismo, nel 2020, ha subito un colpo durissimo e senza precedenti, che lo ha messo in ginocchio rendendo il contesto attuale decisamente molto delicato.

Tuttavia, per la sua dimostrata attitudine alla resilienza, il comparto turistico, ancora una volta, come già avvenuto in occasione di altre situazioni drammatiche, ha saputo adattarsi, sviluppare nuove strategie, attrezzarsi per reagire, arricchendosi di conoscenze, azioni e servizi. Ora è pronto, in trepidante attesa per ripartire. D’altronde, siamo italiani.

Si dice che la crisi generi opportunità. Anche questa, portata dal Covid? E se la risposta è sì, quali potrebbero essere queste opportunità?

La crisi portata dal Covid ha causato ingenti danni, questo è innegabile. Ma come spesso accade in circostanze, molti imprenditori hanno trovato la forza per reiventarsi e sfidare la crisi in modo avvincente.

Nel settore turistico, per esempio, molti soggetti hanno messo a disposizione le loro strutture (diventate  Covid Hotel) oppure hanno investito in ristrutturazione, innovazione e formazione. Altri hanno puntato sulla “staycation”, valorizzando le vacanze per residenti e puntando l’attenzione sulla customizzazione dei servizi e dell’uso della tecnologia. Un valido esempio lo fornisce lo stato di Israele, un paese che, durante il lockdown, ha lavorato incessantemente e con estremo ottimismo sulla propria immagine, arrivando pronto a

presentarsi per ripartire in assoluta sicurezza, specialmente per il panorama turistico.

Il turismo italiano saprà risorgere? E come lo farà?

Gli Italiani, sebbene provati dall’ultimo anno, sono noti per la loro forza, la passione e il cuore che infondono per risorgere. La chiave di volta per cambiare lo scenario sarà sicuramente la campagna vaccinale, che, se  svolta in maniera incisiva, potrà aprire spiragli verso una positiva stabilizzazione della situazione.

Abbiamo alcuni esempi virtuosi di politica vaccinale che ha portato risultati soddisfacenti a cui ispirarci: la Grecia o Le Canarie. Ora in questi paesi la sicurezza dei luoghi e degli operatori costituiranno il motore per il lancio di un’immagine turistica “a destinazione sicura”, sia per il turismo locale che per quello straniero.

Un altro spunto di riflessione, orientato alle soluzioni di questa crisi, è quello della valorizzazione dei luoghi di vacanza che consentono di vivere il contatto con la natura e l’aria aperta, concedendo spazio e serenità. Un esempio è il “glamping”, una moderna evoluzione del campeggio, che si trasforma il camping di lusso, tanto da diventare il trend dell’anno in corso.

In questa soluzione viene proposta una vacanza che va oltre il semplice soggiorno, diventando un’esperienza a 360 gradi che permette di vivere emozioni di enogastronomica e di cultura territoriale con una matrice orientata al rispetto verso l’ambiente e la sua sostenibilità. Pensate a quanto si a adatto a questo nuovo concetto il territorio italiano.

Lo Stato italiano è pronto – anche con il nuovo ministero – a guidare il percorso della risalita?

Il nuovo Ministero del Turismo avrà un potere effettivo che andrà oltre il semplice coordinamento; una novità che rappresenta una vera opportunità per questo comparto. Noi professionisti del settore confidiamo nel lavoro del nuovo dicastero e nell’impegno del Governo affinché si avveri realmente un cambio di passo verso il miglioramento.

Gli operatori chiedono di poter lavorare ma il Governo deve garantire le condizioni per poterlo fare. Quando parlo di condizioni mi riferisco ad azioni decise e concrete: i fondi per le imprese e una campagna vaccinale organizzata sono le priorità che il Governo deve porsi per aiutare il turismo a ripartire.

Un passaggio cruciale per restituire al settore autonomia e dignità.

Primi segnali di apertura in tal senso si sono visti già il 4 Marzo scorso, quando si è tenuto un convegno che ha fatto incontrare le associazioni internazionali, i cavalieri del turismo, le associazioni di categoria e il nuovo Ministro. L’obiettivo è quello di ripetere l’incontro dopo 90 giorni per cominciare a porre le basi sull’utilizzo del Recovery Fund, la nuova grande opportunità per ripartire.

Quali sono i pregi e i difetti dell’hotellerie italiana.

I pregi sono sicuramente le caratteristiche dei nostri operatori (coraggio, cuore, passione, resilienza, sincero senso di ospitalità, capacità di adattamento e abilità imprenditoriale), sebbene non vada trascurata la nostra peculiarità di avere una massiccia e diffusa presenza di imprese variegate, piccole e medie, che rappresentano l’eccellenza dell’economia italiana.

I difetti, invece, sono l’abitudine a sottovalutare l’importanza della formazione, del marketing, della motivazione e della comunicazione efficace.

Tutte voci che vengono considerate solo un mero costo piuttosto che un investimento produttivo. Tra questi difetti si inseriscono anche la scarsa collaborazione tra settore pubblico e privato e la lentezza della burocrazia, veri ostacoli alla crescita.

Quindi ritiene indispensabile implementare la formazione degli operatori?

Il turismo, per essere eccellente, non può essere improvvisato. La formazione degli operatori, rappresentando la linfa di ogni azienda, è assolutamente indispensabile.

Uno staff adeguatamente formato e valorizzato esprime la professionalità dell’azienda traducendosi in garanzia di successo. La continua evoluzione della domanda turistica, così come l’incertezza nella quale siamo stati catapultati da questa crisi, hanno reso sempre più determinanti l’importanza del capitale umano, della sua continua formazione e dello sviluppo delle competenze volte all’ascolto attivo.

Tutti elementi che, se considerati, si traducono in garanzia di successo.

Cosa pensa della nuova laurea professionale in management turistico di Venezia?

Il nostro settore rappresenta un comparto importante per il PIL nazionale.

Pertanto ogni passo compiuto nel campo dell’hospitality è da festeggiare e acclamare con assoluto entusiasmo. Guardiamo all’estero: a livello internazionale esistono esempi di assoluto rilievo come la Cornell University o Glion. Il nostro Paese non può essere da meno, questo è un settore dove c’è ancora tanto da fare.

Tuttavia, va precisato che il traguardo di una laurea, sebbene importante, non possa essere considerato un punto di arrivo ma deve essere pensato come un punto di partenza. La formazione, così come la condivisione delle conoscenze e delle proprie esperienze, deve necessariamente essere costantemente alimentata.

Anch’io ho voluto dare il mio concreto contributo a questa alimentazione, realizzando il mio libro dove ho condiviso i “segreti” di questo affascinante mondo fornendo spunti di ispirazione per tutti coloro, giovani compresi, che vogliono intraprendere questa strada. Sarei ben lieto di fornire la mappa delle competenze agli istituti scolastici ed universitari.

 

Grazie Palmiro Noschese, alla prossima. 

Lascia commento