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Facendo il nostro lavoro conosciamo spesso persone importanti, sicuramente interessanti, per la loro storia di successo e per come sono arrivati a essere quello che sono, permettendosi di vivere con un Lifestyle invidiato e spesso criticato.

Oggi vi parlo di Giuditta Saltarini, una donna che ho voluto battezzare “d’altri tempi” per lo stile che la contraddistingue. È un’attrice, showgirl, modella e personaggio televisivo, anche nota come “vedova Rascel”.

Ha posato anche per la cover di Playboy Italia nel lontano 1979: ecco chi è Giuditta, compagna del famoso attore e cantautore torinese Renato Ranucci, in arte Renato Rascel, venuto a mancare nel 1991 e dal quale ha avuto un figlio, Cesare, che la resa nonna di due splendidi nipotini.

Giuditta nasce sotto il segno dei pesci, il 24 febbraio del 1941, a Roma, dove vive tuttora. Figlia d’arte, sua madre era un’attrice di prosa ed il padre un cantante lirico.
Inizia facendo la cassiera in una farmacia romana ma il suo amore per il mondo dello spettacolo la porta presto a esordire come attrice di prosa, con il regista Tino Carrano in “Questa sera si recita a soggetto” di Pirandello.

Inizia così il suo cammino artistico, colmo di successi e soddisfazioni, completato dalla vita privata che la porta a conoscere Renato Rascel, che poi diventerà suo marito.
Ma sentiamo direttamente dalla sua voce chi è Giuditta Saltarini che ho avuto l’onore di conoscere facendo il mio lavoro.

Giuditta, raccontami come hai conosciuto Renato.

L’ho conosciuto in un istituto di fisioterapia dove si era recato per curare uno strappo muscolare. Io quel giorno ero lì, e quando Renato uscì dallo studio, me lo presentarono. In quel periodo ero una giovane attrice, nervosa e avvilita per il blocco di uno spettacolo che mi stava avviando al successo per le innumerevoli critiche positive. Era “I Giusti” di Camus, il mio primo spettacolo da protagonista, tenuto al teatro di Corte a Napoli, con Andrea Giordana e Claudio Gora. Come spesso avviene nel mondo del teatro, quello spettacolo fu terminato prima del tempo, per questioni economiche. Ero dispiaciuta, perché vedevo in quell’esperienza l’opportunità di farmi notare con la speranza che l’eco del successo arrivasse a Roma, la mia città.
Allora dissi a Renato che mi sarebbe piaciuto rimettere in piedi quella compagnia a Roma, aggiungendo che avevo anche dei piccoli risparmi per provarci. Lui mi rispose: “A regazzì, se c’hai quattro soldi, tietteli da parte. Avrai altre occasioni per dimostrare quello che sai fare”.

Ma Renato, com’era da marito?

Era una persona straordinaria. Mi ritengo molto fortunata per essere stata la sua donna, mi trasmetteva un grande sentimento d’amore e di affetto. Mi faceva sentire la sua regina e la sua amante, per lui ero tutto e lui altrettanto per me.

Tra me e lui c’erano 30 anni di differenza, una discriminante che non mi ha mai fatto pesare o sentire. Anzi, ho dovuto impegnarmi per stare al passo con i suoi tempi, dato il suo modo di essere sempre un vero vulcano pieno di idee e iniziative. Sono stati 22 anni meravigliosi, durante i quali Renato mi ha dato tutto sé stesso, facendomi sentire la donna più importante e più bella del mondo. Ho avuto da lui tutto quello di cui una donna ha bisogno.

Ho un solo rammarico, quello di aver avuto nostro figlio Cesare troppo tardi rispetto all’età del padre. Renato, infatti, ha iniziato a star male quando Cesare aveva solo 12 anni e quindi non è più riuscito a dedicarsi al figlio come voleva e come avrebbe dovuto. Sarebbe stato un padre fantastico e di grande aiuto per Cesare.

Come mai, a differenza di Renato, non ha mai pensato a un nome d’arte?

Ai miei tempi era un’abitudine molto diffusa. Ricordo un provino fatto con Vittorio Gassman, occasione in cui portavo “Il Gabbiano” di Cechov, un dramma in quattro atti. Alla fine Vittorio mi chiese come volevo chiamarmi e io risposi istintivamente: “Giuditta Mondì” commentando che sia il nome che il cognome erano troppo lunghi. La sua risposta fu: “E che vuol dire, anch’io mi chiamo Vittorio Gassman”. Da quel momento non c’ho più pensato e ho usato il mio vero nome e cognome.

Parliamo del binomio Roma – Renato?

Certo. Con Roma ho un rapporto bellissimo, è la mia città, dove sono nata e cresciuta imparando ad amarla. Un amore sicuramente alimentato giornalmente anche grazie a Renato e alle sue canzoni dedicate alla città eterna. Lui amava Roma in un modo smisurato e in questo mi ha sicuramente contagiata.

A tal punto che quando viaggiavo per lavoro avevo sempre nostalgia di tornare a Roma. Pensa che Renato era torinese, ma la sua famiglia era veramente romana, da sette generazioni, tanto che lui fu battezzato proprio in San Pietro. In verità Renato amava l’Italia intera, senza distinguere il nord dal sud.

Ma Roma rappresentava una cosa a parte, “Roma è Roma”, diceva sempre. Ricordo che quando sono rimasta incinta, mentre continuavo a seguirlo nelle sue varie tournée, a un certo punto mi ha spedito a Roma, perché voleva che suo figlio nascesse nella capitale.

Di Roma adoro il suo spirito e i suoi tramonti. Vedere San Pietro avvolto dal sole al tramonto genera una suggestione che aiuta a capire il fascino che attrae i turisti. È proprio vero, Roma è Roma. Renato, per questo, ha anche fatto una canzone che lo ha poi ispirato in una suo famoso detto “Roma non si discute, si ama”. Non sarà un caso che Alberto Sordi ricordò che la parola Roma letta al contrario recita “amor”.

Io e Renato abbiamo abitato diverse parti della capitale, da Parioli al Flaminio. Ma quando mi prende la nostalgia vado spesso al Gianicolo, dove Renato mi ha fatto la prima dichiarazione d’amore.
Poi a Parioli ho gestito per molti anni una mia personale boutique di abbigliamento, che, tra l’altro se ben ricordi, me l’hai venduta proprio tu, quando sei diventato il mio consulente di fiducia. Quindi questa zona la conosco molto bene, oltre a viverci tuttora.

Ho venduto e comprato per te diverse case, ne parliamo? Hai sempre fatto le tue scelte con stile e moderazione, sempre lontano dal voler apparire

Si, le mie scelte sono sempre dettate dal modo di vivere, sobrio e discreto. Non amo stare in prima linea, per me la casa è un luogo dove rilassarmi e vivere in armonia con le proprie cose e i propri affetti. Ti devo riconoscere la capacità di intuire l’esigenza del cliente adattandola alle opportunità che il mercato propone. Anche la serietà con cui conduci le trattative, in assoluta trasparenza e sempre volta a fare incontrare la volontà delle parti rappresenta una tranquillità che si traduce in azione volontaria e serena. Sono felice di averti conosciuto e grata per le belle figure che mi fai fare ogni qual volta ti raccomando a qualcuno. Grazie, sei un vero amico.

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