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Nel 1851 si svolse la regata velica che diede i natali alla competizione sportiva più antica del mondo, l’America’s Cup.

La regina Vittoria, per celebrare la prima Esposizione Universale della storia, acconsentì alla proposta di organizzarla, invitando i cugini d’oltreoceano e mettendo addirittura in palio la Coppa delle Cento Ghinee.

Gli inglesi erano certi della superiorità della loro flotta, la Britannia rules the waves, ma la goletta nera denominata America, del New York Yacht Club, scompigliò i loro piani quando, il 22 agosto 1851, intorno all’isola di Wight, trionfò nella regata.

Il distacco dalla seconda classificata, Aurora, fu tale che quando la regina chiese al suo attendente quale barca fosse seconda dopo America, la risposta fu: “Maestà, non c’è secondo”, definendo il mantra che ancora oggi accompagna la competizione, ovvero che all’America’s Cup conta solo vincere.

Portata negli Stati Uniti, la coppa prese il nome della barca vincitrice, e l’anno successivo venne redatto il primo Deed of Gift, adottato ancora oggi per stabilire le regole della sfida, quando Defender e Challenger non trovano un accordo sul protocollo.

Nessuno riuscì più a battere gli americani per ben 132 anni – cioè per 24 volte consecutive – finché, nel 1983, il Royal Perth Yacht Club, con Australia II, cambiò per sempre il corso della storia.

L’America’s Cup, d’altronde, è sempre stata un affare per pochi: in più di 170 anni di storia, solo quattro Paesi hanno vinto il trofeo (Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Svizzera).

Tutti a Barcellona

Quest’anno si terrà la 37esima edizione della prestigiosa competizione, a Barcellona. Vi prenderà parte anche Luna Rossa Prada Pirelli, per lanciare la sua sesta sfida. Il protocollo della competizione prevede tre regate preliminari, le challenger selection series e il match finale di Coppa.

Le prime due regate si disputeranno a bordo dei monotipi foiling AC40; per l’ultima regata si useranno, invece, gli AC75.

L’atto finale si disputerà tra il 12 e il 21 ottobre: la regata metterà di fronte l’imbarcazione Defender – i campioni uscenti, ovvero il Team New Zealand – e la Challenger, quella degli sfidanti, che uscirà vincitrice dalle regate della Louis Vuitton Cup.

I team sfidanti sono cinque. Tra loro, anche Luna Rossa Prada Pirelli, già avversaria dei neozelandesi nell’ultima America’s Cup.

Il Challenger of Record di quest’anno – il sindacato che per primo lancia la sfida ai detentori del trofeo – è Ineos Britannia, che poggia sulla forza economica di Jim Ratcliffe (peraltro proprietario anche del 25% delle quote del Manchester United) e sull’expertise tecnologico del team Mercedes di Formula 1.

Il know-how dell’ingegneria automobilistica è presente anche in Alinghi Red Bull Racing, progetto di Ernesto Bertarelli, tramite la partnership con Red Bull Advanced Technologies. Più indietro appaiono le ambizioni degli altri due team, gli americani di American Magic e i francesi, ultimi in ordine di tempo a iscriversi, di Orient Express Racing Team.

Esistono mille regate nel panorama internazionale, con diverse soluzioni tecniche, ma la Coppa America è sicuramente la vera Formula 1 dei mari a livello tecnologico.

Aggiungete anche il livello finanziario, sostanzialmente sostenuto da pochi, e il quadro è fatto, completato da una perfetta macchina televisiva che mostrerà un mondo ricco e opulento, che per questa occasione spenderà i propri denari nella città di Barcellona, ansiosa di ospitare la competizione per rigenerarsi dopo l’Olimpiade del 1992.

La storia italiana in gara

La storia di questa competizione – lastricata di nomi altisonanti, intervenuti come sportivi velici dopo essere stati imprenditori di successo nei loro Paesi – annovera illustri nomi italiani, da Azzurra (Giovanni Agnelli-Aga Khan) a Italia (Maurizio Gucci), dal Moro di Venezia (Raul Gardini) a Mascalzone Latino (Vincenzo Onorato), infine Patrizio Bertelli con la sua Luna Rossa, alla sesta sfida (record), solo nelle ultime affiancato dal marchio Pirelli, con Marco Tronchetti Provera.

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